
Eleonora
Eleonora d’Arborea nacque probabilmente a Molins de Rei in Catalogna intorno al 1340 da Mariano de Bas-Serra e da Timbora de Rocabertì. Suoi fratelli furono Ugone, nato nel 1337, Beatrice ed un’altra femmina, di cui non conosciamo il nome, morta in tenerissima età intorno al 1346. Fin dai suoi primi anni Eleonora visse ad Oristano dove la famiglia si era trasferita.
Agli inizi del 1347 il giudice Pietro III morì improvvisamente senza lasciare discendenti diretti. La Corona de Logu del Giudicato, ossia l’assemblea che esprimeva la volontà dei personaggi più eminenti del Rennu, composta da prelati, i funzionari, e maiorales delle città e dei villaggi, elesse giudice il padre di Eleonora., che era fratello dello scomparso. Mariano IV resse le sorti d’Arborea dal 1347 al 1376. Eleonora sposò, non prima dell’autunno del 1376, il quarantenne Brancaleone Doria. Il loro matrimonio si inseriva in un piano ambizioso: gettare le basi di un’alleanza stabile tra i giudici d’Arborea ed i Doria, famiglia dalla posizione antiaragonese, che controllava vasti territori della Sardegna nordoccidentale. Dopo le nozze, i due andarono ad abitare nella rocca di Castelgenovese, l’attuale Castelsardo e lì nacquero i figli Federico, nel 1377, e Mariano, forse nel 1379. Nel 1382 decisero di lasciare la Sardegna e di trasferirsi a Genova ma vi rimasero pochi mesi. Alla vigilia di Pasqua del 1383, il giudice Ugone III venne assassinato insieme alla figlia Benedetta ad Oristano, durante una sommossa popolare. Eleonora allora, come venne a conoscenza del fatto, decise senza indugio di rientrare in patria per far valere i diritti di successione del proprio primogenito. Ma Federico era ancora un bambino e venne posto sotto la tutela della madre fino al conseguimento della maggiore età. Ebbe così inizio il periodo di governo della Giudicessa reggente, fiera condottiera e saggia legislatrice, simbolo della lotta per l’indipendenza e senza dubbio il personaggio più noto e amato del Medioevo sardo.
E proprio a tale personaggio, di cui ci sarebbe ancora tanto da raccontare, si è ispirato Giorgio Casu per Il murale “Eleonora”, inaugurato il 18 settembre 2015, a poco più di un anno di distanza dal primo, dedicato all’amico Simone Farci, che ha dato vita alla lunga galleria artistica di San Gavino. L’opera, su una superficie di circa 150 mq, completata in appena sei giorni, è stata realizzata con la classica tecnica a pennello. Il volto della Giudicessa d’Arborea, spicca sullo sfondo nero quasi come un messaggio di benvenuto per chiunque transiti nella zona della vecchia stazione e ci rimanda, nella sua originale reinterpretazione, a diverse atmosfere: dallo stile dell’illustrazione francese di inizio ‘900 di Mocha all’artista polacca Tamara de Lempicka, dall’Art Déco al tattoo moderno, dalla caricatura al manga giapponese. I colori sono quelli dell’immaginario collettivo che lega il nostro paese alla coltura tradizionale dello zafferano, di cui Eleonora tiene in mano il prezioso fiore. Il murale ci racconta le sorti della Giudicessa attraverso la simbologia: il volatile che si posa sulla spalla di Eleonora è il Falco della Regina conosciuto come “ Falco Eleonorae” in omaggio a questa specie di cui la giudicessa aveva decretato la protezione nella Carta de Logu; sulla guancia compare un segno di matrice etnografica moderna a rappresentare la cicatrice che le deturpava il volto, come testimonia l’effigie nella Chiesa di San Gavino Martire; il tatuaggio sul braccio è invece una rivisitazione dell’albero deradicato, lo stemma araldico della casata degli Arborea. Nell’opera, in cui le forme geometriche vestono di sacralità e armonia cosmica il quadro narrativo, svolazzano tre api, tre come il numero della perfezione e emblema della operosità, la stessa che Eleonora impiegò per ridisegnare il volto del suo Regno e rendere libero il suo popolo.