La memoria storica della Fonderia – Riflessioni sulla Fonderia di San Gavino Monreale

Alla Fonderia è legato l’ultimo secolo di San Gavino Monreale. Una memoria storica che proviamo a ripercorrere decennio dopo decennio partendo dalla sua costruzione fino ai giorni nostri, attraversando la realtà industriale, sociale e culturale della nostra cittadina.

Gli anni Trenta: l’inizio. La Fonderia progettata nel 1930 dall’in­gegnere Giovanni Rolandi fu inaugurata nel 1932, diventando fin da subito la più gran­de di tutta Europa. La genesi fu la dotazione della ferrovia, che San Gavino ebbe nel 1880, fu questo il motivo principale per il quale la neonata “Società Italiana del Piombo” preferì San Gavino Monreale ad altre zone più importanti come ad esempio Cagliari. Da quel momento, San Gavino che fino ad allora si era retta prevalentemente su un’economia agricola, dovette cambiare completamente visione.

Gli anni Quaranta: la guerra. Il primo stop all’attività produttiva della Fonderia fu dovuto alla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale l’impianto sangavinese fu considerato un possibile obiettivo dei bombardamenti nemici e venne quindi chiusa a scopo precauzionale. Lo stabilimento, fortunatamente, non subì danni sensibili e riprese le attività dopo soli due anni di chiusura forzata. Poco dopo la riapertura, entrò in esercizio un impianto per la raffinazione elettrolitica dell’argento e un reparto per la produzione di pallini da caccia ottenuti con un procedimento innovativo.

Gli anni Cinquanta: la ripartenza. Congiuntamente alle miniere di Montevecchio e alle fabbriche della zona industriale di Villacidro si era creato un polo industriale di grande valore nazionale. I pallini di piombo prodotti nella Fonderia di San Gavino furono utilizzati durante le gare dei Giochi Olimpici del 1956 che si svolsero a Melbourne in Australia. Nello stesso anno, nell’estate del 1956, fu inaugurata la colonia estiva di Funtanazza, una delle colonie estive più all’avanguardia in Europa, in cui tanti sangavinesi, figli dei lavoratori della Fonderia, hanno potuto trascorrere qualche piacevole estate.

Gli anni Sessanta: il boom economico. La Fonderia arrivò a superare i cinquecento dipendenti. Per San Gavino, e non solo, fu fonte di benessere economico. Dall’inaugurazione della Fonderia, la crescita demografica di San Gavino raddoppiò, passando dai 4.100 abitanti del Censimento del 1931 agli 8.300 abitanti del 1961. Qualsiasi famiglia sangavinese era legata alla Fonderia, e questo rappresentò un cambiamento non soltanto economico ma anche, e soprattutto, sociale. L’urbanistica sangavinese era cambiata ormai per sempre: nuove strade per le automobili, nuovi palazzi per gli alloggi dei dipendenti e nuove strutture per la popolazione.

Gli anni Settanta: il declino. La proprietà della Fonderia durante quel periodo passò in mano alle partecipazioni statali. A simboleggiare la decadenza, nel 1975 sopraggiunse la caduta di una delle due ciminiere che dominavano lo sfondo sangavinese. Cadde da sola, di notte, in silenzio. Di ciminiera, quindi, ne rimase soltanto una, la più piccola delle due che, poco dopo, fu abbattuta e sostituita. I due simboli di San Gavino non c’erano più. Probabilmente era soltanto un segnale da interpretare, perché le cose non succedono mai per caso. Erano gli anni Settanta, che portarono la prima grande recessione economica del dopoguerra. E nella fattispecie, l’attività estrattiva fu colpita globalmente da una crisi mondiale che, inevitabilmente, si portò dietro anche la nostra Fonderia.

Gli anni Ottanta: il benessere. Nonostante i primi segnali di crisi, l’economia di San Gavino non dipendeva più completamente dalla Fonderia. Anzi, nonostante ciò, San Gavino continuava a essere un centro importante, prospero e benestante, con la ferrovia, la Fonderia e un ospedale. Nel 1983 chiuse la colonia di Funtanazza, la fonderia non era più il cuore pulsante del paese.

Gli anni Novanta: il crepuscolo. Alla fine dei gloriosi e ricchi anni Novanta, San Gavino aveva lentamente, e inconsciamente, perso parte del suo prestigio accumulato negli ultimi cinquant’anni e, anche a causa della perdita di importanza del­la Fonderia, ciò portò, per la prima volta dall’inaugurazione dell’impianto, a un segno negativo della curva di crescita della popolazione sangavinese. Il secolo finisce, la Fonderia compie settant’anni e arriva il nuovo millennio.

Nel 2009 a causa di alcuni problemi societari comuni al settore, la Fonderia dovette chiudere. Per San Gavino fu uno shock, un simbolo che si ferma, la paura che questo potesse comportare un effetto domino dopo anni di assoluto splendore. Riaprì quattro anni più tardi ed è tutt’oggi in funzione. Ma niente sarà più lo stesso. Questa non è la storia della Fonderia, questa è la storia di San Gavino Monreale. La storia dei nostri nonni che vanno a lavoro guardando le due ciminiere, la storia dei nostri nonni che hanno ricostruito il Paese dopo la guerra, la storia dei nostri nonni che hanno provato a lasciarci un mondo migliore.

La Fonderia è la memoria storica di San Gavino Monreale e il Museo delle Due Fonderie di San Gavino Monreale prova a documentarla attraverso te­stimonianze orali, materiali e fotografiche che descrivono il lavoro in fabbrica e la vita quotidiana dell’epoca. Il Museo delle Due Fonderie si propone di trasmettere alle nuove generazioni la ricca eredità del passato, fatta di fatica e lotta, elementi che hanno contraddistinto lo sviluppo sociale di San Gavino Monreale. Il movimento operaio sangavinese aveva il proprio cuore pulsante all’interno della Fonderia e questo ha agevolato la conquista di tanti diritti, pagati però con sangue e sudore.

Anche se troppo spesso ce ne dimentichiamo. Ah, la memoria storica.

(Riproduzione riservata)

Luca Fois

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